Il progetto
è nato da una discussione nel blog a seguito della prima inchiesta su Mafia
Capitale e si è proposto, anzitutto, di verificare in quale misura le
informazioni reperibili nei siti dei Comuni italiani, a partire da quello
romano, consentissero ai cittadini di esercitare il ruolo di controllo loro
attribuito da un decreto legislativo del 2013.
La ricerca
ha messo in evidenza che, in generale, i dati disponibili non sono sufficienti
e soprattutto sono spesso difficilmente reperibili oppure aggregati in modo
tale da risultare poco comprensibili. Prevale ancora una logica formalistica
per cui i Comuni si preoccupano di adempiere agli obblighi di pubblicazione che
la legge impone, senza però porsi il problema di quale uso potrà esserne fatto
dai cittadini desiderosi di informazioni.
Anche di
questo problema si è parlato in un interessante convegno sulla trasparenza organizzato in aprile dalla
Regione Lombardia in cui il Dott. Pilloni, Responsabile Sistema dei Controlli,
Anticorruzione e Trasparenza di questo Ente, ha giustamente sostenuto
l’esigenza di applicare le norme in modo sostanziale e non solo formale,
andando anche oltre i meri obblighi di legge, al fine di garantire un’effettiva
accessibilità e intelligibilità delle informazioni.
Abbiamo
avuto occasione di parlare del tema sia con il Dottor Pilloni che, in un
secondo momento, con la Dott.ssa Morandini, Direttore Generale e Responsabile
Trasparenza del Comune di Trento che è risultato, nella predetta ricerca, il
più virtuoso fra quelli da noi presi in considerazione. Ne è scaturita l’idea
di avviare un progetto metodologico che, partendo da un nostra ipotesi dei dati
occorrenti per un efficace controllo degli appalti, consentisse di verificare e
integrare la predetta lista e di mettere a punto una struttura dei dati tale da
poterli rilevare e inserire in automatico
in appositi contenitori, in modo
da renderli disponibili ai cittadini tramite un motore di ricerca. Si
tratterebbe , quindi, di un’operazione di
“ voluntary disclosure”, pienamente consentita dalla legge, da discutere anche con altre amministrazioni interessate ad una
costruttiva collaborazione con la cittadinanza attiva.
Sono stato
successivamente invitato dal Dott. Gentili, Presidente della Commissione
Antimafia del Comune di Milano a riferire del nostro Progetto in una audizione
della Commissione, alla quale ha partecipato anche la dott.ssa Lucente del
Servizio Anticorruzione e Trasparenza, con cui ho scambiato interessanti idee e
condiviso l’opportunità di proseguire il confronto.
In settembre
verranno ripresi i contatti con le amministrazioni citate per valutare i
successivi sviluppi del progetto.
Secondo le
linee guida per la riforma della Pubblica Amministrazione, recentemente
approvate alla Camera e che andranno al vaglio del Senato, è prossima
l’introduzione in Italia del “Freedom of
information act ”, che consentirà a tutti i cittadini di accedere, con alcune
limitazioni, all’intera documentazione
in possesso della P.A.. Ciò aumenterà
molto il livello di trasparenza ma non farà venir meno l’esigenza della
predetta operazione di “voluntary disclosure”, perché non basta accedere ai
dati ma è necessario che gli stessi siano organizzati e presentati in modo tale
da consentire a chiunque di rilevare potenziali anomalie, cosa che può essere
fatta solo da chi li produce
6 commenti:
Sono rimasto piacevolmente sorpreso leggendo della disponibilità di importanti enti pubblici a dar vita ad una trasparenza sostanziale e non solo formale, il che contrasta con gli stereotipi esistenti a proposito della P.A.
Mi compiaccio di questa situazione e auspico che alle ottime intenzioni facciano presto seguito i fatti.
Cordiali saluti.
Franco
Effettivamente l'avvio del dialogo è stato promettente e condivido il tuo auspicio circa la pronta attuazione di quanto ipotizzato.
Ovviamente ci ripromettiamo di verificare le concrete possibilità di realizzare il controllo diffuso da parte dei cittadini che è previsto dalla legge, sia proseguendo il dialogo predetto, sia coinvolgendo altre Istituzioni.
Più avanti faremo nuovamente il punto della situazione.
Ciao.
Roberto
Bisogna controllare soprattutto le cooperative, che si ammantano di scopi sociali ma che in realtà spesso nascondono solo obiettivi di profitto, talvolta perseguiti con metodi criminali.
In particolare le cooperative che agiscono per l'accoglienza degli immigrati che costituisce un business di enormi proporzioni, gestito in modo poco trasparente e che può essere uno dei motivi per cui non si cerca seriamente di regolare e limitare i flussi migratori.
E' vero che Salvini si esprime in modo rozzo e demagogico ma le sue denunce non sono del tutto campate per aria.
Non possiamo accettare che un tema serio e grave come quello delle migrazioni sia lasciato in mano a bande criminali. libiche o italiane, che lucrano alle spese dei nostri contribuenti.
Condivido pienamente le tue conclusioni.
Nel merito dell'analisi dico che anch'io ho avuto il sospetto che il business dell'immigrazione sia uno dei fattori alla base della indiscriminata accoglienza.
Va detto però che il Governo sta mostrando, sul fronte della stabilizzazione della Libia, serie intenzioni e piani non velleitari come riportano le cronache di questi giorni, anche se qualunque intervento nella vicenda libica presenta grossi rischi.
In ogni caso il controllo sull'affidamento degli appalti di servizi alle cooperative è certamente una priorità, come tu dici.
Roberto
E' sicuramente una iniziativa civile di spirito pienamente democratico. Non deve rimanere una mosca bianca. le amministrazioni non sono nostre padrone, semmai il contrario. Non è ben chiara a certi politici e burocrati la missione da compiere, che è quella di essere utili al pubblico, non a se stessi. Purtroppo manca la crescita individuale adatta ed esistono pochissimi stimoli a crearne una efficace, nel nome della dignità personale e del principio che sostiene il concetto di umanità. Ci vuole sensibilità e coraggio, così si battono le lobby.
Sono lieto del tuo apprezzamento e concordo sull'idea che l'iniziativa non debba restare una mosca bianca.
La sensibiità cui fai giustamente riferimento comporta, oltre ad una reale attenzione ai problemi delle persone coinvolte nei problemi affrontati, un rispetto per tutti gli interlocutori, anche quando non si è d'accordo con le loro opinioni e si devono muovere critiche nei loro confronti.
Usando rispetto, buon senso e la giusta determinazione si possono ottenere risultati anche in contesti, come quello politico-burocratico, che sembrano spesso refrattari al cambiamento e all'autocritica.
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